Alla vigilia dell’approvazione delle riforme sul fondo salva-Stati sono emersi nuovi malumori nel Governo nei confronti di uno strumento piuttosto osteggiato in Italia. Il timore è che il MES sia una sorta di controllo sui Paesi in difficoltà. In ogni caso dare l’ok alla struttura del Meccanismo non significa affatto doverlo utilizzare.
Molti sono tornati a chiedersi cos’è il MES e come funziona nell’anno in cui il coronavirus ha messo con le spalle al muro l’economia europea e mondiale. L’UE ha iniziato a pensare alle possibili risposte a questa crisi e il fondo salva-Stati è tornato sul tavolo delle discussioni. Nell’Eurogruppo di aprile 2020 gli Stati membri hanno trovato un compromesso sul Meccanismo nella forma specifica per la pandemia, compromesso successivamente approvato in sede di Consiglio europeo.
Alla luce delle polemiche esplose sul tema, capire a fondo cos’è il MES e come funziona il Recovery Fund risulta oggi più importante che mai. Occorre anche comprendere se la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità entrerà mai in vigore una volta terminata l’emergenza.
Cos’è il Recovery Fund, come funziona e qual è il suo vero significato?[1]
Con l’arrivo del coronavirus che l’intero Vecchio Continente ha iniziato a domandarsi cos’è il Recovery Fund e come funziona questo particolare strumento. L’UE ha infatti compreso la necessità di adottare soluzioni condivise per il recupero economico del blocco ed è proprio in questo contesto che ha trovato terreno fertile la nascita del fondo.
Il Recovery Fund potrebbe essere definito come un mezzo per sostenere l’economia del Vecchio Continente e quella dei singoli Paesi più colpiti dalla crisi del coronavirus, strumento più volte richiesto dall’Italia che come le principali economie del Vecchio Continente hanno archiviato la prima parte dell’anno con flessioni imponenti del PIL. l’obiettivo di arginare l’impatto devastante del coronavirus.
Ciò è accaduto a causa della pandemia che ha imposto all’UE di trovare e adottare una strategia condivisa per affrontare l’emergenza. Questa, però, non è stata un’impresa facile. Le opposizioni tra i rigidi Paesi del Nord, come l’Austria e l’Olanda, e quelli del Sud più colpiti (come l’Italia e la Spagna) sono emerse con prepotenza.
Il Recovery Fund nasce da una vecchia proposta francese elaborata con lo scopo di emettere i Recovery Bond, con garanzia nel bilancio UE. Il tutto condividendo il rischio ma solo guardando al futuro, senza una vera mutualizzazione del debito passato. Si tratta di “un fondo per la ripresa con titoli comuni europei per finanziare la ripresa di tutti i Paesi più colpiti, tra cui l’Italia”. I fondi saranno reperiti grazie all’emissione di debito garantito dall’UE e arriveranno soltanto nel primo trimestre del 2021.
Cos’è il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) anche detto fondo salva-Stati, come funziona e perché in Italia se ne parla così tanto?[2]
L’argomento è tornato sulle prime pagine dei giornali con l’approvazione dell’Eurogruppo del 30 novembre 2020 delle riforme sul funzionamento del fondo salva-Stati. Si tratta delle condizioni di attivazione del meccanismo originario per finanziare Paesi sull’orlo della bancarotta e non della linea di credito pensata per la pandemia.
Lo strumento senza condizioni accettato in sede di Consiglio europeo per offrire prestiti in ambito sanitario agli Stati richiedenti è stato concepito, infatti, come un meccanismo straordinario per la crisi da epidemia. Tuttavia, è una cosa diversa dal fondo così come è stato strutturato all’origine.
Per capire cos’è il MES e cosa sono le riforme approvate dall’Eurogruppo e anche dall’Italia, occorre fare chiarezza e tornare indietro di qualche anno.
Nato nel 2012, a sostituzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria e del Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, esso è di fatto il fondo monetario del Vecchio Continente, avente l’obiettivo di dare sostegno ai Paesi membri in caso di crisi e di probabile default.
Ad oggi il Meccanismo Europeo di Stabilità ha “salvato” Cipro, Spagna e Grecia. L’Italia, dal canto suo, è una delle maggiori sostenitrici del fondo salva-Stati e anche per questo è oggi più che mai utile capire cos’è il MES, come funziona davvero questo Meccanismo Europeo di Stabilità e perché nel Belpaese sono esplose così tante polemiche, prima sulle ipotesi di riforma e poi durante l’emergenza Covid19.
Il Meccanismo Europeo di Stabilità è stato istituito grazie alle modifiche apportate al Trattato di Lisbona, ratificate dal Consiglio UE nel marzo del 2011. L’entrata in vigore del fondo salva-Stati, prevista inizialmente per il 2013, è stata anticipata al luglio del 2012 a causa di una crisi del debito sempre più pressante.
Per garantire la tenuta dell’UE il fondo salva-Stati emette prestiti sulla base di condizioni piuttosto rigide e, in alcuni casi che verranno specificati nelle righe seguenti, può anche adottare atti sanzionatori. Il Meccanismo di Stabilità Europea viene gestito da un Consiglio dei Governatoricostituito dai ministri delle finanze dell’Eurozona oltre che da un Consiglio di Amministrazione (nominato proprio dai Governatori).
Nel 2017 l’Europa ha aperto all’ipotesi di rivedere il trattato istitutivo ed è proprio questa eventualità che ha spianato la strada a un profondo dibattito in Italia. La riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità ha richiesto ovviamente l’approvazione dei governi oltre che la ratifica parlamentare di ciascuno Stato. Le nuove condizioni per accedere al fondo salva-Stati previste dalla riforma sono state sin da subito giudicate aspre, tanto da rendere molto più difficile l’accesso al programma di aiuti.
Le condizioni più caratteristiche della proposta di riforma del MES sono le seguenti: non trovarsi in procedura d’infrazione; vantare un deficit inferiore al 3% da almeno due anni; avere un rapporto debito/PIL sotto il 60% (o, almeno, aver sperimentato una riduzione di quest’ultimo di almeno 1/20 negli ultimi due anni, insieme ad un’altra serie di paletti non facilmente giudicabili a livello oggettivo.
Con il via libera dell’Eurogruppo del 30 novembre 2020, è stato quindi approvato l’impianto MES riformato, che comprende anche queste novità: semplificare l’accesso alla linea di credito precauzionale; favorire una maggiore collaborazione tra istituzioni UE e MES; introdurre le clausole di azione collettiva con voto unico dei creditori, per facilitare la ristrutturazione del debito.
Uno degli aspetti più importanti secondo gli Stati dell’Eurogruppo è stata la riforma del backstop per il settore bancario. Lo scopo è assicurare, in ultima istanza, sostegno alle banche sull’orlo del fallimento in caso il Fondo non abbia più risorse. In questo caso estremo interverrebbe la linea di credito del Meccanismo Europeo di Stabilità. Tale backstop, in base a quanto stabilito entrerà in vigore già dal 2022.
Per comprendere al meglio cos’è il MES e come funziona non si può prescindere da una disamina delle riserve espresse sul fondo salva-Stati. Uno dei punti più dibattuti ha sempre riguardato il rinnovato potere della Banca Centrale Europea e, di conseguenza, le limitazioni imposte al settore bancario e ai governi nazionali. La somma a garanzia fornita agli Stati in difficoltà viene suddivisa e composta dalle partecipazioni di ciascun membro non in difficoltà.
In poche parole, parte dei soldi concessi alla Grecia sono stati corrisposti a capitali messi a disposizione in parte dalla Germania, in parte dall’Italia, dalla Francia e così via. Ma, dato che ogni Paese riesce a garantire un proprio status di affidabilità, alla quota versata da ciascuno viene riconosciuto un interesse diverso. Ed è qui il pericolo: se uno degli Stati più affidabili dovesse trovarsi in difficoltà e aver bisogno del Meccanismo, la quantità dei fondi che non può più garantire si riverserebbe necessariamente sugli Stati più piccoli.
[1] https://www.money.it/Recovery-Fund-cos-e-come-funziona-significato-guida-completa
[2] https://www.money.it/MES-cos-e-come-funziona-fondo-salva-Stati-perche-e-importante