Le pandemie e altri flagelli della storia (r.di m.27)

Le pandemie e altri flagelli della storia (lettera enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco).

32. Una tragedia globale come la pandemia del Covid-19 ha effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme. Per questo ho detto che «la tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. […] Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli».[1]

Si tratta di un problema globale che esige un’azione globale, sottolinea il Papa, lanciando l’allarme anche contro una “cultura dei muri” che alimenta da paura e solitudine. Inoltre, oggi si riscontra un deterioramento dell’etica cui contribuiscono, in un certo qual modo, i mass-media che sgretolano il rispetto dell’altro ed eliminano ogni pudore, creando circoli virtuali isolati e autoreferenziali, nei quali la libertà è un’illusione e il dialogo non è costruttivo. A tante ombre, tuttavia, l’Enciclica risponde con un esempio luminoso, foriero di speranza: quello del Buon Samaritano. A questa figura è dedicato il secondo capitolo, “Un estraneo sulla strada”, in cui il Papa sottolinea che, in una società malata che volta le spalle al dolore e che è “analfabeta” nella cura dei deboli e dei fragili, tutti siamo chiamati – proprio come il buon samaritano – a farci prossimi all’altro, superando pregiudizi, interessi personali, barriere storiche o culturali. Tutti, infatti, siamo corresponsabili nella costruzione di una società che sappia includere, integrare e sollevare chi è caduto o è sofferente. L’amore costruisce ponti e noi “siamo fatti per l’amore”. 

Questo è ciò che hanno fatto medici ed infermieri nei giorni della mia malattia negli ospedali di Rivoli, Torino e Pinerolo. Sono stati buoni samaritani come dovremmo fare noi tutti nel rispettare le norme anti-pandemia semplici, ma facili da trascurare: lavarsi spesso e bene le mani o disinfettarle con i prodotti a base alcoolica, indossare correttamente la mascherina, non far parte di assembramenti come è successo domenica 29 dicembre a Torino dopo il passaggio del Piemonte dalla zona rossa a quella arancione.


[1] http://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20201003_enciclica-fratelli-tutti.html

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