L’estate di San Martino quest’anno sembra cominciata ben prima del giorno onomastico, questo addolcisce un po’ la mia zona rossa e induce il mio Sindaco all’ottimismo.
“Grazie ai collegnesi che stanno rispettando le regole di questo nuovo DPCM, sono i comportamenti intelligenti che onorano il servizio degli operatori sanitari e permetteranno a tutti noi di uscire dalla zona rossa il più in fretta possibile.
In tanti chiedono che cosa si possa fare e cosa no. La risposta giusta è che dobbiamo muoverci il meno possibile, questo è l’obiettivo. Solo nel caso in cui sia strettamente necessario uscire, ricordiamoci l’autocertificazione e che chi svolge il ruolo di controllo lo fa per il bene di tutti.
Applaudiamo e ammiriamo i comportamenti virtuosi. Le Istituzioni e l’Amministrazione Comunale stanno lavorando con diverse difficoltà ed emergenze da affrontare. Prima di ogni cosa contano quindi le scelte di ciascuno. Facciamo la nostra parte!” [1]
Mi sono sentito di rispondere, al lodevole ottimismo del Sindaco, sulla base della mia esperienza personale, io esco sotto casa, rispettando le regole, a fare esercizio per le mie gambe; sono un ex covid19 con la SPE bilaterale: “Amato Sindaco purtroppo troppi collegnesi girano ancora senza mascherina o con la mascherina sotto il naso o il mento. Te lo dico da persona che cammina piano e con i bastoni canadesi. Non voglio lanciare un j’accuse, ma pregare i miei concittadini a difendersi e difenderci. INDOSSATE LA MASCHERINA.” [2].
Detto questo, ritorno con la memoria ad aprile scorso quando mi svegliai dal coma farmacologico nel reparto rianimazione dell’Ospedale di Rivoli, dire che ero nervoso è un eufemismo, ero un vero e proprio fascio di nervi pronto a scattare. Tentai l’evasione dal letto per andare al bagno che vedevo vicino, peccato che ero legato da un sondino nasale, dalla centrale emostatica tramite la quale le flebo scorrevano dentro di me e dal catetere uretrale. Fui bloccato da un’amorevole infermiera. Quando vedevo avvicinarsi medici ed infermieri mi allarmavo e quando essi erano lontano da me li seguivo costantemente con lo sguardo, sentii che mi avevano soprannominato “la telecamera” a causa dell’insistenza del mio sguardo. Ecco, riposavo poco.
Le domande che mi posi, dopo essermi reso conto di dove ero, e che mi posero: “Hai pensato a chi puo’ essere stato? Hai provato a fare mente locale? Sai quando è successo? La gente cerca di proteggermi, cerca di capire dove ho sbagliato io per non fare lo stesso. Ma io non lo so.”[3]
[1] Francesco Casciano Sindaco di Collegno – post su Facebook dell’ 8/11/2020
[2] Giacomo Nigro – commento su Facebook in calce al post citato
[3] Jonathan Bazzi – Febbre
