Vivo come il cuculo dell’orologio,
non invidio gli uccelli nei boschi.
Mi danno la carica e canto.
Sai, una simile sorte
solo a un nemico
posso augurarla.
Anna Achmatova
Il suo primo verso riuscito fu lo pseudonimo.
“Un verso memorabile nella sua acustica inevitabilità […] le cinque A di Anna Achmatova collocarono la titolare di questo nome in testa all’alfabeto della poesia russa” (Brodskij).
Sul vero cognome, il padre pose un veto: “quando venne a sapere delle mie poesie, mi disse: ‘non infangare il mio nome’. ‘Non so che farmene del tuo nome’ gli risposi”. Decise di chiamarsi con il cognome tataro di una principessa antenata che sposò Khan Akhmat, discendente di Gengis Khan.