Correva l’anno 1969 quando David Bowie pubblicò il brano in 45 giri (il lato b era Wild Eyed Boy from Freecloud). Stiamo parlando di SPACE ODDITY, decimo singolo del cantante ed il primo dell’album omonimo. Il brano, oltre ad aver raggiunto i primi posti della classifica inglese due volte a distanza di sei anni, detiene il primato di suo 45 giri più venduto nel Regno Unito, oltre ad essere una delle sue canzoni più note. La storia del viaggio spaziale di Major Tom (che verrà ripresa undici anni dopo in Ashes to Ashes) è entrata ormai nell’antologia del pop. David Bowie ha sempre lasciato un alone di mistero intorno alla canzone. “Riguarda l’alienazione”, disse una volta, aggiungendo di essere molto portato ad immedesimarsi col protagonista. Nel luglio 2002, in un’intervista con Paul Du Noyer della rivista Mojo, il cantante è tornato sul significato del brano affermando che Space Oddity parla solamente “del sentirsi soli”. In effetti nel 1970 venne pubblicata la versione italiana della canzone, intitolata “Ragazzo solo, Ragazza sola”, ma sia il titolo che il testo non sono attinenti all’originale. Veniamo ora al testo e alla traduzione che voglio usare come ricordo a quasi un mese dall’improvvisa, anche se prevista, scomparsa del grande David. All’epoca in cui studiavo la lingua inglese con un certo profitto, tradurre i testi di Bowie era per me una grande passione.
SPACE ODDITY
Ground Control to Major Tom
Ground Control to Major Tom
Take your protein pills
and put your helmet on
Ground Control to Major Tom
Commencing countdown,
engines on
Check ignition
and may God’s love be with you
Ten, Nine, Eight, Seven, Six, Five, Four, Three, Two, One, Liftoff
(traduzione)
Base a terra chiama Maggiore Tom
Base a terra chiama Maggiore Tom
Prendi le pillole alle proteine e mettiti il casco
(Dieci) Base (Nove) al Maggiore Tom (Otto)
(Sette, sei) Inizia il conto alla rovescia (Cinque), motori accesi (Quattro)
(Tre, due) Controlla l’accensione (Uno) e possa la grazia divina (Partenza) essere con te
Dal punto di vista linguistico, delle prime due strofe possiamo approfondire l’uso del phrasal verb to put something on (indossare qualcosa). Put your helmet on, “Indossa / mettiti il casco,” ordina la base a Major Tom. Nella strofa successiva, degno di nota è l’uso del verbo to commence, “iniziare”. Più frequenti sono i sinonimi to begin e to start, mentre liftoff (dal verbo to lift off) indica il momento in cui l’astronave si stacca da terra (to lift significa “sollevare”, mentre lift è l’ascensore).
This is Ground Control to Major Tom
You’ve really made the grade
And the papers want to know whose shirts you wear
Now it’s time to leave the capsule if you dare
“This is Major Tom to Ground Control
I’m stepping through the door
And I’m floating in a most peculiar way
And the stars look very different today
For here
Am I sitting in a tin can
Far above the world
Planet Earth is blue
And there’s nothing I can do
Base a Maggiore Tom, ce l’hai fatta davvero
E i giornali vogliono sapere di chi sono le camicie che indossi
Ora è il momento di lasciare la capsula, se te la senti
Qui è il Maggiore Tom che parla al comando a terra, sto per varcare la porta
E fluttuo nel modo più strano
E le stele hanno un aspetto molto diverso oggi
Qui sono seduto su una lattina, lontano, sopra il mondo
Il Pianeta Terra è blu e non c’è nulla che io possa fare
Nella parte centrale abbiamo uno scambio di battute tra la base a terra, Ground control, e il Maggiore Tom. “You’ve really made the grade,” afferma il comando con entusiasmo: “Ce l’hai fatta davvero.” Ora Tom è pronto a varcare la porta, to step through the door… Se se la sente, “If you dare.”
La prospettiva che si offre a Tom dalla sua tin can, la sua scatoletta di latta, nome con cui chiama la piccola astronave, è diversa da quella che si presenta a chi è rimasto sulla terra: “The stars look very different today,” ovvero: “Le stelle hanno un aspetto molto diverso oggi.”
Il verbo to look, se non accompagnato dalla preposizione at, non ha il significato di “guardare”, ma vuole invece dire “avere l’aspetto di/sembrare”… Proprio come in questo caso.
Though I’m past one hundred thousand miles
I’m feeling very still
And I think my spaceship knows which way to go
Tell my wife I love her very much “she knows”
Ground Control to Major Tom
Your circuit’s dead, there’s something wrong
Can you hear me, Major Tom?
Can you hear me, Major Tom?
Can you hear me, Major Tom?
Can you “Here Am I floating round a tin can
Far above the Moon
Planet Earth is blue
And there’s nothing I can do.”
Nonostante sia lontano centomila miglia, mi sento molto calmo
E la mia nave sa quale direzione seguire
Dite a mia moglie che l’amo tanto, lei lo sa
Base a terra al Maggiore Tom, c’è un problema al circuito, qualcosa non quadra
Mi senti, Maggiore Tom?
Mi senti, Maggiore Tom?
Mi senti, Maggiore Tom?
Mi…
Qui sono seduto nel mio pezzo di latta, lontano, sopra la luna
Il Pianeta Terra è blu e non c’è nulla che io possa fare
La parte finale si apre con la congiunzione though, spesso usata al posto dell’equivalente although, considerata di registro leggermente più elevato. “Per quanto”, “benché”, “sebbene” sono i possibili significati di though.
Il senso d’immobilità dato dal fluttuare (to float) nello spazio è ben definito dalla frase pronunciata da Tom: “I’m feeling very still,” “Mi sento molto calmo”, con still che potrebbe essere anche tradotto come “fermo, “immobile”.
6 risposte a “memento”
http://www.agoravox.it/Blackstar-il-nuovo-disco-di-David.html#commentaires
L’ultima apparizione su un palcoscenico di David Bowie, scomparso l’11 gennaio a 69 anni, risale al novembre del 2006, in un concerto di beneficenza di Alicia Keys: insieme, cantarono Changes. Da quando era nata Alexandria Zahra (2000) e soprattutto dopo che nel 2004, in Germania, aveva rischiato di morire per il blocco di un’arteria coronaria, lui si era dimesso dal ruolo di rockstar per fare il papà: andava (come Vasco Rossi, d’altra parte) alle recite scolastiche della figlia, frequentava il solito bar italiano in Lafayette Street, dove nessuno lo disturbava, e sfruttava l’anonimato che gli regalava New York per registrare canzoni all’insaputa di tutti.
Nel 2013, a dieci anni dall’album precedente, quando tutti pensavano che la musica l’avesse perso per sempre, aveva fatto uscire l’album The Next Day, probabilmente registrato un paio d’anni prima (la questione non è mai stata chiarita), e l’8 gennaio scorso, nel giorno del suo sessantanovesimo compleanno, ha pubblicato – di nuovo a sorpresa – un altro album, Blackstar. In copertina c’è solo disegnata una stella nera, senza indicazioni né nomi. La canzone che porta lo stesso titolo dura 9 minuti e 57 secondi (in origine undici, è stata tagliata perché iTunes non vende brani oltre i dieci minuti), da quando è uscita, a fine novembre, ha stimolato analisi accuratissime, condotte in parallelo con il video. Tutti concordano sul fatto che riguardi la religione, e che tra i personaggi evocati vi siano Gesù Cristo, Buddha, Major Tom (protagonista di alcune sue celebri canzoni a partire da Space Oddity, 1969). Qualcuno pensa che parli dell’Isis, ma nessuno è riuscito a spiegare perché la luce che sta «al centro di tutto» e che sembra essere l’ultima speranza dell’umanità si trovi nel villaggio di Ormen, in Norvegia.
Quel che è certo è che Blackstar (la canzone) è la chiave per interpretare Blackstar (l’album), che nelle altre sei composizioni batte strade abbastanza diverse, e quasi tutte meno estreme. Bowie l’ha realizzato con il quartetto jazz del sassofonista Donny McCaslin, che aveva ascoltato dal vivo nella primavera 2014 e che subito dopo ha convocato in un piccolo e mitico studio di New York. I jazzisti hanno suonato le sette canzoni (per una durata totale da lp, 42 minuti) che Bowie ha cantato e sulle quali – solo con il fido Tony Visconti – ha aggiunto gli effetti vocali, raddoppi ed eco.
«L’obiettivo – ha detto Visconti – era evitare il rock’n’roll»: i jazzisti, insomma, sono stati usati per far suonare in modo nuovo, mai sentito prima, le canzoni. Missione compiuta: la prima impressione che lascia Blackstar è quella di una raffinatezza assoluta. Come è accaduto nei momenti migliori della carriera di Bowie, il suono sembra arrivare da una dimensione parallela (l’alieno è da sempre il personaggio che lo rappresenta), vicina alla nostra eppure stranamente perturbante.
Facile dirlo, per un album che si intitola «Stella nera», ma un’oscurità di temi e di toni ammanta il tutto. È possibile, anzi probabile, che il musical Lazarus che Bowie ha concepito, in scena ora a New York, e dal quale è tratta la canzone con lo stesso titolo contenuta in questo album, sia ciò che lo ha convinto a tornare a fare musica e a farlo con un album come Blackstar. Che è comunque bellissimo, nero come una notte senza Luna e altrettanto minaccioso.
Spettacolare performance di Lady Gaga per il tributo a David Bowie. In un’atmosfera psichedelica la nuova regina del pop ha realizzato un medley indimenticabile, cantando e intepretando i più grandi successi del compianto cantautore inglese, tra cui “Space Oddity”, “Changes”, “Ziggy Stardust”, “Suffragette City”, “Rebel Rebel”, “Fashion”, “Fame”, “Let’s Dance”, “Heroes”. Sicuramente il momento più intenso di tutta la cerimonia.
http://www.repubblica.it/spettacoli/people/2016/02/16/foto/grammy_award_lady_gaga_da_brividi_l_omaggio_a_bowie_e_perfetto-133526090/1/#1
“Ashes To Ashes”
Do you remember a guy that’s been
In such an early song
I’ve heard a rumour from Ground Control
Oh no, don’t say it’s true
They got a message from the Action Man
“I’m happy. Hope you’re happy, too.
I’ve loved. All I’ve needed: love.
Sordid details following.”
The shrieking of nothing is killing me
Just pictures of Jap girls in synthesis
And I ain’t got no money and I ain’t got no hair
But I’m hoping to kick but the planet is glowing
[Chorus:]
Ashes to ashes, funk to funky
We know Major Tom‘s a junkie
Strung out in heaven’s high
Hitting an all-time low
Time and again I tell myself
I’ll stay clean tonight
But the little green wheels are following me
Oh, no, not again
I’m stuck with a valuable friend
“I’m happy. Hope you’re happy, too.”
One flash of light
But no smoking pistol
I never done good things
I never done bad things
I never did anything out of the blue,
Want an axe to break the ice
Wanna come down right now
[Chorus]
[4x]
My mama said, “To get things done
You’d better not mess with Major Tom.”
Ciao, complimenti per l’ iniziativa! Mi sono letto tutta la pagina e mi chiedevo se la frase finale fosse corretta, perché ne cambierebbe, a mio modestissimo parere molto il significato, ovvero lui ora fluttua all’esterno della capsula di tolla…
Non è più seduto comodamente al suo interno, leggasi protetto, come nella prima parte… Non so, comunque, la mia non vuole essere una critica, ma una riflessione… Questa è la migliore traduzione che ho trovato in rete fino ad ora, complimenti ancora.
Ciao 👋
Grazie. In effetti “Am I sitting in a tin can” letteralmente è dentro e non fuori la latta, ma pensa quanto è più poetica l’immagine di Lui seduto e perso nello spazio…