Tosca

Tosca

“Il progetto di un libretto da La Tosca, che Victorien Sardou fece rappresentare a Parigi nel 1887, interessò tre musicisti: in ordine cronologico, Puccini, Franchetti e, a titolo di intenzione, Verdi. Ma la vera causa dell’interessamento non fu tanto il dramma del celebrato autore francese, quanto la sua interpretazione da parte di Sarah Bernhardt, che Puccini vide una prima volta a Milano nel 1890 […] e una seconda volta durante l’avanzata fase di progettazione del libretto, nell’ottobre 1895 a Firenze […].
Puccini non comprese molto nel 1890, dato che lo spettacolo era in francese; gli rimase impresso soltanto il tono col quale la Bernhardt ripeteva «Malheureuse!»; e nel 1895, in una lettera a Illica, affermò che l’attrice gli era piaciuta poco.” (1)
“Puccini era stato attratto dalla pièce di Sardou per motivi complessi: la prevalenza dell’intrigo sullo spessore drammatico dei personaggi, ad eccezione di Scarpia, lasciava ampio spazio alla musica […]. Che poi gli accorgimenti di un teatro ben dosato fra attualità dell’argomento, cornice storica, effetti teatrali violenti, e governato dall’astuta doppiezza di un eccellente uomo di teatro come Sardou, fossero particolarmente graditi alla media del vasto pubblico, non era l’ultimo dei vantaggi per un’opera lirica.” (1)
I diritti di «La Tosca» da Franchetti a Puccini “Sardou […] [concesse] i diritti di La Tosca […] ad Alberto Franchetti […]. Nel 1894, Franchetti, Illica e Sardou si incontrarono a Parigi per discutere la riduzione. Dato che nella capitale francese si trovava Verdi, […] anch’egli fu presente alla riunione in casa del celebre autore francese, del quale era buon amico. […]
Il mite Franchetti [venne però successivamente] […] spossessato del libretto con mezzi discutibili. Ricordi e Illica lo avevano convinto che La Tosca non era adatta alla versione musicale e, con perfetto cinismo, Ricordi firmò il contratto con Puccini il giorno stesso, forse il giorno successivo alla rinuncia di Franchetti. […] Anche se vittima di un autentico inganno, Franchetti non ebbe, che si sappia, una parola di protesta.” (1)
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(1) Claudio Casini, Giacomo Puccini, Torino, UTET, 1978

Tosca_(1899)

Tosca in due, ma sentite, parole: siamo a Roma nel XIX° secolo. Un pittore rivoluzionario e la sua donna, diva della Capitale. Un evaso politico, che si rifugia presso di lui e poi Scarpia, il capo della polizia. Facendo pedinare la donna, Tosca, quest’ultimo ottiene l’arresto degli amanti. E ciò che segue è puro calvario. Poiché Scarpia, soltanto in apparenza interessato all’evaso, punta in realtà a possedere lei. E a Palazzo Farnese il sangue scorre netto, tracciando il solito triangolo (il triangolo no, non l’avevo considerato…!?).

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