Il governo Renzi sta portando a compimento il disegno di impoverimento e di frantumazione del sistema scolastico italiano iniziato dal centrodestra con i provvedimenti di Gelmini e di Moratti. Occorre condividere la lotta che il mondo della scuola sta compiendo contro il disegno di legge in discussione alla Camera dei Deputati e la complessiva azione dell’esecutivo perché:
- riducono le risorse destinate alla scuola, portando il rapporto fra la spesa per il sistema scolastico e il PIL al 3,1% contro il 6% valore medio dell’UE;
- esplicitano il ricorso alle fonti private di finanziamento e pongono le basi per una divisione fra scuole di serie A e scuole di serie B, prevedendo la scelta da parte delle famiglie di destinare il 5 per mille alle singole scuole;
- potenziano le detrazioni per le rette pagate alle scuole paritarie, mentre sarebbe anche il momento di chiedersi quanti finanziamenti per vie diverse – stato, regioni, comuni – già arrivano a tali scuole, che, ai sensi della L.62/2000, devono essere definite “paritarie private” e, quindi, pubbliche proprio non sono;
- prefigurano una scuola in cui “c’è un uomo solo al comando”, cioè il dirigente scolastico; si attacca così il principio della partecipazione democratica di insegnanti, genitori, studenti alla vita della scuola, riducendo gli organi collegiali a un mero ruolo consultivo.
L’appuntamento a Torino è al presidio delle 9,00 in piazza Carlo Alberto.
Per lo sciopero della scuola i sindacati hanno organizzato cortei a Milano, Aosta, Catania, Palermo, Roma, Bari e Genova. Altre manifestazioni sono state organizzate dai Cobas in altre città come Torino, Bologna, Firenze, Cagliari e Catania. Era da circa 8 anni che le principali sigle sindacali della scuola non organizzavano uno sciopero con modalità simili contro un provvedimento del governo. A Roma il corteo si riunirà in piazza della Repubblica, poi seguirà un percorso da Largo Santa Susanna, Piazza Barberini, viale Gabriele D’annunzio fino ad arrivare in piazza del Popolo. A Milano il punto di ritrovo è stato organizzato in piazza della Repubblica, poi il corteo passerà in alcune vie centrali della città fino ad arrivare all’Arco della Pace, all’inizio di corso Sempione. Gli insegnanti aderenti ad altre sigle sindacali avevano già partecipato a uno sciopero, organizzato il 24 aprile scorso.
2 risposte a “L’UNIONE FA LA SCUOLA”
L’ha ribloggato su Un Paese più… dipende da noi!e ha commentato:
Resistere!
I NODI DELLA PROTESTA
– Preside-sindaco o preside-sceriffo.
Ha messo d’accordo tutti: nessuno lo vuole. In base all’articolo 7 del ddl, i presidi possono scegliere con chiamata diretta i docenti della scuola sugli albi regionali. Niente più graduatorie, quindi, nessun punteggio, si viene scelti sulla base della convinzione del dirigente scolastico che il docente sia adatto alla scuola e in base al suo curriculum. Lo stesso potere assoluto ha il preside quando si tratta di premiare i docenti.
– Albi regionali.
La chiamata diretta avviene sulla base di elenchi presenti in albi che possono avere anche una competenza territoriale molto ampia, lo decide l’Ufficio scolastico regionale sulla base anche della popolazione scolastica. I docenti quindi non possono più scegliere la scuola come in passato e temono di essere costretti a lavorare anche a molti chilometri da casa.
– Formazione.
Diventa obbligatoria, strutturale e permanente. E da svolgersi in orari extrascolastici e non retribuita. Sono 50 ore l’anno.
– Chi lavora per più di 36 mesi non avrà un nuovo contratto.
È l’opposto di quanto era stato stabilito dalla sentenza di novembre scorso dalla Corte di Giustizia Europea da cui sono scaturite già alcune assunzioni nelle scuole.
– A casa chi ha vinto il concorso.
Non è prevista l’assunzione degli oltre 6mila che hanno vinto il concorso del 2012 superando prove scritte e orali ma non hanno ottenuto la cattedra perché non esisteva un numero sufficiente di posti liberi.
– Gli altri esclusi
Ci sono 166mila abilitati che hanno investito soldi e anni di lavoro per ottenere i titoli necessari ad avanzare nelle graduatorie. Non sono iscritti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento, perché bloccate nel 2007, e resteranno fuori dalle 100mila assunzioni programmate, denuncia la Uil Scuola.
– Le scuole ricche diventeranno più ricche.
È l’accusa dei sindacati sulla base di tre diverse misure contenute nel ddl: il 5 per mille dalle dichiarazioni dei redditi a favore delle scuole frequentate dai figli, le elargizioni in denaro da parte di privati cittadini e la detrazione fiscale a favore delle paritarie fino a 400 euro all’anno per le spese sostenute per le rette.
– Contratto degli insegnanti scaduto da sette anni.
E nessuno discute quale sarà il contratto successivo ma intanto nel ddl si introducono per legge obblighi di servizio e deleghe in bianco in quelle che sono materie che vanno regolate per contratto.
LE PROMESSE
– Cambieremo il preside-sindaco.
Lo hanno promesso sia il presidente del Consiglio Matteo Renzi anche domenica scorsa ai precari che lo contestavano a Bologna, che il sottosegretario del Miur Davide Faraone. Nel frattempo in commissione Cultura si è deciso di dare meno poteri ai presidi in fatto di preparazione dell’offerta formativa. All’inizio l’articolo 2 del testo prevedeva che il Piano fosse elaborato dal dirigente scolastico, mentre l’emendamento approvato in commissione Cultura domenica stabilisce che il Piano è elaborato dal collegio dei docenti come avviene tuttora.
– Albi regionali.
Anche su questo punto il governo si è detto disponibile. È stato presentato un emendamento del Pd che verrà discusso nei prossimi giorni che mantenere la prerogativa del dirigente nella chiamata diretta, ma fa coincidere gli albi con reti di scuole. In questo modo viene ristretta la possibilità per i docenti di essere impiegati in scuole lontane le une dalle altre. E vengono previste regole molto precise e stringenti per i criteri di scelta da parte dei presidi.
– Resta a casa chi ha vinto il concorso.
«Stiamo elaborando emendamenti che risolveranno anche questa situazione», ha promesso il sottosegretario Davide Faraone nell’intervista pubblicata lunedì scorso dalla Stampa. «Faremo concorso il prossimo anno e ci saranno punti aggiuntivi per chi è risultato idoneo», è tutto quello che promette invece il presidente del Consiglio Renzi domenica ai precari in protesta a Bologna. Sulla questione è sempre stato molto netto, anche nella conferenza stampa di presentazione del ddl aveva chiarito che non per caso si chiamano idonei, «altrimenti si sarebbero chiamati vincitori».
TEMPI
Il 4 maggio è stato approvato il calendario definitivo del ddl alla Camera. Il 15 inizierà la discussione in Aula, entro martedì 19 maggio è prevista la votazione finale. Quindi il provvedimento passerà al Senato.