La parola bohème dice tutto. La bohème non ha nulla e vive soltanto di quello che possiede. La speranza è la sua religione, la fede in se stessa la sua legge, la carità finisce con l’identificarsi con le sue risorse. Questi giovani sono più grandi delle loro disgrazie, inferiori alla loro fortuna, ma superiori al loro destino.
Honoré de Balzac
Ho sempre diffidato delle esposizioni intitolate ad un grande artista e alla cultura del suo tempo (proprio come questa, insomma!) perché mi rendo conto che molte volte si tratta di una scadente operazione mediatica, ritrovandomi davanti a pochissimi quadri del pittore a cui sono interessata, buttati in mezzo ad un’accozzaglia di vario genere, talvolta accostati senza una logica troppo comprensibile o condivisibile.
Forse la mia insoddisfazione deriva dal fatto che a me piace andare alle mostre per immergermi nel pensiero di un determinato artista, per toccare con mano cosa ha di così speciale e per vedere in che misura è riuscito ad andare oltre la famigerata sottile linea d’ombra.
Quindi, andando a visitare Modigliani a Torino, le mie aspettative erano altalenanti: da una parte temevo che si rivelasse uno specchietto per le allodole, dall’altra morivo dalla voglia di sprofondare nel clima parigino bohémien.
1° punto: scetticismo verso l’allestimento
View original post 500 altre parole