

Era dei carrettieri la mia terra,
era dei cavamonti!
Scendevano a frotte, le vendemmiatrici,
verso i pianori dei vigneti.
Incessanti le processioni dei traìni
sulla vianova fresca d’asfalto.
Così la ricordo, distesa, la mia terra rossa,
come ventre sempre fecondo di raccolti.
S’innamora persino il sole
dei grappoli dorati
ammiccanti dalle spalliere, allineate e altere.
Era dei carrettieri la mia terra
Irrorata di fatica e sudore
di speranza e pianto,
di sorrisi e rimpianto.
Si scandiva con canti sereni
Il lavoro delle raccoglitrici d’ olive
che, chine sulla terra sanguigna,
riempivano il paniere
dei frutti smeraldini.
Era dei carrettieri la mia terra
baciata sempre dal vento di favonio,
mentre ora, gettato come un rudere
in un cortile, “stè chiange nnu trainu”
e questa vigna cchiù nno face vinu!
9 risposte a “Era dei Carrettieri”
Un pensiero a mio nonno carrettiere e… domatore di muli.
che bello avertelo ricordato…Grazie Smemo!
Vero. La memoria di uno smemorato è particolare, evanescente e profonda al tempo stesso. 🙂 Grazie a te!
Spero si colga, oggi, il particolare del sacchetto di biada appeso al collo del mulo. Una unicità mai vista altrove e mai più rivista in assoluto! Un quadretto che da solo vale una pagina di storia del mondo agreste dell’amato Salento. Luigi
La “visazza” di fieno appesa al collo del mulo o della mula era uno dei più riusciti trucchi del “domatore”, un vero e proprio calmante dei bollenti spiriti muleschi.
E il secchio appeso sotto al traìno per spegnere all’occasione la sete da…cavallo!
La martillin’ da tirare sempre forte…
E “lu valanzin” per aumentare i….cavalli vapore (CV)!
I dipò ci vole nu bellu pare di parauecchje pi ne scartà!