Pierluigi Bersani e Nichi Vendola hanno sopreso tutti azzeccando la scelta dei nomi da proporre al Parlamento per la presidenza dei suoi due rami; scelta che ha costretto i grillini a fare i conti con la propria coscienza almeno al Senato. Boldrini e Grasso, non sono Franceschini e Finocchiaro, il nuovo (entrambi neo-eletti) contro il vecchio. Questa mossa ha indotto lo scontro interno al MoVimento 5 Stelle sopratutto al Senato dove a Bersani mancano i numeri. I grillini in una seduta d’urgenza convocata prima del ballottaggio Grasso-Schifani si sono scontrati fra loro e il Movimento è imploso tra pianti, urla e recriminazioni. La spaccatura ha dato i suoi frutti.
La reazione di Grillo non si è fatta attendere di fronte agli avvenimenti Grillo ha reagito così sul suo blog:
“Nella votazione di oggi per la presidenza del Senato è mancata la trasparenza. Il voto segreto non ha senso, l’eletto deve rispondere delle sue azioni ai cittadini con un voto palese. Se questo è vero in generale, per il MoVimento 5 Stelle, che fa della trasparenza uno dei suoi punti cardinali, vale ancora di più. Per questo vorrei che i senatori del M5S dichiarino il loro voto.
Nel “Codice di comportamento eletti MoVimento 5 Stelle in Parlamento” sottoscritto liberamente da tutti i candidati, al punto Trasparenza è citato:
– Votazioni in aula decise a maggioranza dei parlamentari del M5S.
Se qualcuno si fosse sottratto a questo obbligo ha mentito agli elettori, spero ne tragga le dovute conseguenze.”
Una crepa nel monolite 2.0 si è aperta proprio alla prima prova dei fatti, la democrazia si è fatta pratica e la teoria della distruzione del sistema ha vacillato. Quando il voto può decidere se a guidare il Senato debba essere una bandiera dell’antimafia o un signore incardinato al sistema e dal passato mille volte discusso i dubbi ti strozzano l’anima e ti fanno sconfessare la linea dell’equidistanza dalla casta.
Il centro sinistra ha fatto un passo avanti, ma la strada è lunga e piena di accidenti. Ora Napolitano ha qualche piccola possibilità in più per diradare la nebbia politica che lo avvolge, forse potrà dare l’incarico per formare il nuovo Governo a Bersani senza dover transitare da alambicchi e contorsioni per sondaggi del terreno. Intanto Berlusconi mastica fiele.
3 risposte a “cambiare si può”
…che ventata di aria fresca!!…..
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Pensa se sull’onda dell’accaduto Napolitano desse l’incarico a Nichi Vendola!?
Rosica eccome rosica!!!
Berlusconi ha annunciato venti di guerra. Altro che conflitto d’interesse e corruzione. Serve la ripresa economica e occorre aiutare le imprese: sarebbe il primo commento a caldo di Silvio Berlusconi, secondo il quale l’unica soluzione per uscire dall’impasse attuale era dar vita a un governo tra il Pd e i Pdl, le due coalizioni che hanno avuto il 30% dei consensi, «ma la sinistra non ha voluto perché ci odia».
Questa mattina il Cavaliere ha attaccato su più fronti. «Credo che sceglieranno anche il presidente della Repubblica e allora daremo battaglia nel Parlamento e nelle piazze», avrebbe detto l’ex premier nel corso della riunione del Pdl alla Camera. Dove ha aggiunto: «Io sono pronto, come vent’anni fa, a non dare il Paese che amo a questi signori della sinistra». « Dobbiamo sempre lavorare come se fossimo in campagna elettorale.