Argus II Retinal Prosthesis System

occhio bionico

Buone notizie per le persone con problemi di vista: negli Stati Uniti, infatti, è pronto a giungere sul mercato il primo prototipo al mondo di occhio bionico, il quale consentirà anche a chi ha perso la vista di interagire con il mondo esterno.

L’occhio bionico si compone di circa 60 elettrodi da impiantare all’interno della retina, affiancati da una piccola lente dotata di una videocamera di dimensioni particolarmente ridotte per poter svolgere le proprie funzioni all’interno dell’occhio senza arrecare danni o fastidi.

Argus II Retinal Prosthesis System, questo il nome della protesi oculare, è stato realizzato dall’azienda californiana Second Sight Medical Products, la quale ha sottolineato come al mondo non esista ancora un sistema in grado di fornire gli stessi risultati.

I segnali positivi forniti dalle sperimentazioni in laboratorio hanno quindi convinto l’azienda a lanciare il prodotto sul mercato, ad un prezzo di circa 73 mila dollari per unità: trattasi quindi di una cifra sicuramente non alla portata di tutti, ma che grazie al progresso scientifico potrebbe presto calare sensibilmente.

Qualcuno suggerisca ai giudici di Milano di percorrere questa alternativa alle noiosissime visite fiscali che affliggono taluni imputati impediti.

4 risposte a “Argus II Retinal Prosthesis System”

  1. Non lo so. Ho sempre il timore che troppa tecnologia, alla lunga, porti più male che bene.
    Certo, le persone ipovedenti che potranno permetterselo avranno un aumento della qualità della vita e mi sembra una cosa giustissima.
    Il problema e’ che poi, come insegna la storia, subentrerà qualche governo infame che utilizzerà nel modo sbagliato le invenzioni dei cervelloni.
    Spero di sbagliarmi questa volta.

  2. Personalmente penso che la tecnologia, per quanto avanzata, non potà mai surrogare la natura, ma credo che chi ha problemi di cecità ed ipovedenza non si farà domande e vorrà provare.

    p.s.: il post ha scopi ironici, ma la notizia è vera.

  3. Indignados in doppiopetto
    massimo gramellini

    Si fa presto a dire Sudamerica. Certe cose non succedono più nemmeno lì.

    Sembra l’ultima scena del «Caimano» ma senza il Caimano, impegnato a recitare Polifemo in una fiction sulle visite fiscali. O forse è un cinepanettone fuori stagione, «Ultime vacanze a Bananas», con Danny De Vito nei panni stropicciati di Scilipoti e l’inimitabile Santanché nel ruolo di se stessa.

    La storia di 150 parlamentari, eletti per ridurre le tasse ai lavoratori e restituire l’Imu ai pensionati, che invece marciano compatti sotto un tribunale della Repubblica.

    Pur di rivendicare l’impunità del proprietario del loro partito, contrabbandata per emergenza nazionale.

    Mi piacerebbe conoscere il parere di chi li ha votati. Immagino che avrebbe preferito vederli manifestare davanti a una fabbrica chiusa o a un ufficio di Equitalia fin troppo aperto. Il destino personale del Divo Silvio toglierà forse il sonno alla famosa casalinga di Retequattro, ammesso che esista, ma agli altri? Quelli che lo hanno scelto perché le alternative erano Monti e Bersani potranno anche non andare pazzi per i metodi della Boccassini, ma si identificano davvero nella parabola giudiziaria di un singolo uomo e nella rabbia obbediente dei suoi centurioni? Se è così, siamo perduti. Se un terzo abbondante del nostro Paese è seriamente convinto che il problema più importante, il primo di cui occuparsi, non sia il lavoro che latita o la corruzione che esagera ma l’iter processuale di Berlusconi, significa che stiamo smarrendo la speranza: non di formare un governo, ma di rifondare una comunità.

    Non so se sia vero che il Capo aveva sconsigliato la marcia dei suoi indignados in doppiopetto sotto il Palazzo di Giustizia. A occhio (l’altro, naturalmente), sembrerebbe la classica pantomima padronale a cui ci ha abituato da vent’anni: io non volevo, ma loro mi hanno disobbedito per troppo amore. Chiunque abbia cercato di dissuadere i berluscones da questa piazzata ne aveva però visto le conseguenze politiche irreparabili. Adesso chi accetterà di votare un governo, ma anche un Presidente della Repubblica e una legge elettorale, insieme con dei parlamentari che sono entrati in massa dentro il tribunale di Milano e si sono messi arrogantemente in posa sotto la foto di Falcone e Borsellino? Come puoi giocare a calcio con uno che ti urla in modo intimidatorio che l’arbitro è venduto?

    Le immagini di Brunetta e Scilipoti in occhiali da sole sui gradini del tribunale simbolo di Tangentopoli hanno fatto il giro del mondo e sono tornate qui, sotto i nostri sguardi sgranati. Fra due settimane toccherà ai parlamentari di Grillo marciare in Valle di Susa al fianco dei No Tav. La motivazione è diversa e più nobile (non foss’altro perché riguarda un interesse collettivo e non individuale), ma resta il fatto che due dei tre gruppi più folti del Parlamento si scagliano in massa come falangi nei punti caldi dell’Italia smarrita, dilatando mediaticamente lo scontro sociale anziché tentare di ricomporlo nel luogo deputato, per frequentare il quale erano stati votati. E il Pd si ritrova sul campo da solo, diviso come sempre in due squadre che giocano a chi fa più autogol.

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