Scrivere per criticare Giannino essere troppo facile. Uno che fondare un partito che parlare come la Mamie di «Via col vento» («Fare per fermare il declino») avere bisogno di tanto affetto e comprensione. Perciò io non capire perché, a una settimana dal voto, l’economista Luigi Zingales fare cagnara per fermare il Giannino, dopo avere scoperto che lui millantare un master di economia all’università di Chicago.
Giannino avere fatto l’incauta affermazione in tv, non per truffare il destino ma per titillare il suo ego smisuratino: nelle immagini essere possibile vedere come lui abbassare la voce e storcere gli occhi e la bocca mentre pronunciare le parole «master all’università di Chicago». In realtà Giannino essere andato a Chicago in vacanza per imparare rudimenti della lingua inglese: to make to stop the decline. (In inglese non usare il doppio infinito, ma questo imparare solo nel secondo master).
Come milioni di altri italiani davanti alla moglie o a Equitalia, Giannino non inventare completamente la realtà: solo un po’ migliorare. Per lui il master di Chicago essere come fiore all’occhiello delle sue giacche color formigoni: un apostrofo rosa fra le parole «me amare». Certo, in Germania due ministri essersi dimessi per laurea taroccata. Ma io dire: con tutti i guai e i cialtroni che noi avere, essere questo il problema? Bugie assomigliare a omeopatia: in piccole dosi aiutare a difendersi dalle grandi. Ieri il primo a dare del bugiardo a Giannino essere stato uno che per fermare il proprio declino avere fatto votare dal Parlamento che Ruby essere la nipote di Mubarak.
il Giannino
2 risposte a “disfare per andare incontro al declino”
Come un impassibile pupazzetto fatto di mattoncini colorati, Oscar Giannino si va smontando pezzo per pezzo.
L’ultima è che non solo gli mancano il master, due lauree e un concorso per entrare in magistratura, ma neanche allo Zecchino d’Oro ha mai cantato. Anche quella è una bugia pietosa, una mistificazione fine a se stessa, un modo bislacco per farci sognare o tornare bambini. Parola di Mago Zurlì, che si è portato con sé anche gli archivi del concorso canoro, oltre che un pezzo della nostra infanzia. Peccato, più per il povero Giannino che per noi.
In questo strabiliante catalogo di menzogne paradossalmente accompagnate da una non meno stupefacente dose di candore – come diavolo ha fatto a pensare di farla franca in questo presente dove regna l’informazione globale, dove quasi ogni dato è disponibile? -, vi è una cosa che stupisce forse ancor di più.
Sbugiardato così platealmente, Giannino ha in fondo dimostrato di essere stato un dritto. Diciamo un furbastro. Comunque, uno che di strada ne ha fatta, senza tanti (autentici) titoli in tasca. S’è formato una cultura economica, ha imparato a scrivere e a parlare sul palco, qualche rudimento di pubbliche relazioni non può non averlo. Visto così, senza il disvalore aggiunto della frode e senza il corredo fosforescente di un abbigliamento un po’ sopra le righe, sembra (è?) un tipo in gamba. Anche se non ha studiato. Per l’appunto.
In fondo, avrebbe potuto rappresentare un modello ben più convincente, senza tutti quei titoli falsi e quei colori fin troppo veri addosso: il tipo self made man che in tempi di crisi come questi avrebbe avuto il suo notevole appeal. Non dimentichiamo il dato rilevante pubblicato quest’anno alla chiusura delle immatricolazioni universitarie: decine di migliaia di giovani in meno iscritti nelle università. Per sfiducia, per mancanza di quattrini, per un diverso orientamento sul mondo del lavoro. Perché Giannino non ha detto a quelle migliaia di giovani e a chissà quanti altri, più o meno giovani: guardate me, che non sono neanche laureato! Guardate che cosa succede, quando ci si rimbocca le maniche (magari un po’ meno sgargianti e broccate) e si prende la vita a testa bassa, per andare lontano.
Che occasione sprecata, la sua, per offrire un modello e garantirsi una credibilità inossidabile, anche originale. Certo, in questa kermesse elettorale ben altri rivendicano una imprenditorialità fin troppo di successo, venuta su dal nulla. Ma nel caso di Giannino sarebbe stata un’impresa di se stesso – individualista, nuova, pregnante e facile da comunicare, nella sua freschezza.
Invece lui ha scelto l’accidentata (ma neanche tanto, visto che da anni va avanti così) via della mistificazione, del costruirsi un’identità tutta artificiale e artificiosa, inevitabilmente destinata a crollare, prima o poi, sotto i colpi di diplomi inesistenti, ridicole contraddizioni, assurde giustificazioni. «Colpe gravi ma inoffensive», ha detto di sé quando ormai era troppo tardi, quando ormai il placcatore del declino si era trasformato in una macchietta. Non sono affatto inoffensive, quelle colpe: offendono tanto chi ha sudato sui libri per guadagnarsi anche solo una laurea e non le due che millantava lui, quanto chi la laurea non ce l’ha e mai l’avrà e avrebbe potuto riconoscersi in lui, nella sua intraprendenza, nel suo talento, nel consenso che avrebbe potuto guadagnare restando quello che era.
loewenthal@tin.it
http://www.agoravox.it/USO-SOSTENIBILE-DEL-TERRITORIO.html