Cinquant’anni fa Alba («… la presero in duemila e la persero in duecento…») rischiò nuovamente di soccombere. La sua sentinella, Beppe Fenoglio, combatteva nell’ospedale Molinette l’estrema battaglia. Si congederà il 18 febbraio, ma lasciando un’eredità letteraria e civile che nel tempo assurgerà a bussola, a trincea, a fortezza, a imperativo categorico, da Johnny svelato a un comandante inglese: fare «una cosa alquanto piccola ma del tutto seria, un’altra Italia».
Dominante, negli ultimi giorni dello scrittore e partigiano («Mi pare d’aver fatto meglio questo che quello»), un pensiero, la figlia, la piccola Ita, due anni appena compiuti. Ita, Margherita, è via via cresciuta, ha frequentato il liceo Govone, si è laureata in Giurisprudenza, è divenuta avvocato, lo studio nel cuore della capitale langarola, non lontano dalla natale casa paterna, in piazza Rossetti. Gli occhi sono verdi, i capelli spruzzati di bianco, nel viso brilla una fierezza «imprudente e innamorata di sé», come gli antenati scolpiti da Fenoglio.
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Non certo per divertimento.
Ci faccio una fatica nera.
La più facile delle mie pagine esce
spensierata da una decina
di penosi rifacimenti.”
3 risposte a “Beppe Fenoglio morì 50 fa”
Grande persona Fenoglio!
PS: Non compare l’articolo da scaricare..ma solo la pagina degli abbonamenti. O sono io che non riesco?
In effetti è un “omaggio” a La Stampa che ho lasciato per ringraziamento. Fenoglio è uno dei principali scrittori, insieme a Italo Calvino, che hanno contribuito alla mia formazione civile. Fra i due ci fu un rapporto intensissimo Fenoglio/scrittore emergente – Calvino direttore editoriare di Einaudi editore grazie a lui di Fenoglio.
« Sempre sulle lapidi, a me basterà il mio nome, le due date che sole contano, e la qualifica di scrittore e partigiano »
(da “I ventitré giorni di Alba”)