tredicenne a 30 anni

Una mattina di otto anni fa Shaylin chiama la sua mamma appena sveglia. Ma la madre, Shawnda Rush, non ha minimamente idea di chi sia quella bimba di 19 mesi, ma comunque si mette a giocare con lei. Poi Shawnda va in cucina e vede un uomo girato di spalle e inizia a sospettare che Shaylin sia sua figlia e che quell’uomo sia suo marito. Ma lei non ricorda nulla di loro. Questa è la storia di Shawnda Rush, della Virginia, che parte nel 2005, ma solo oggi viene raccontata da lei stessa (al Washington Post), dopo anni in cui la trentenne di allora, oggi trentottenne, cerca di imparare ex novo tante cose e di riannodare i fili di una vita amputata dalla compromissione totale della memoria a lungo termine che le cancella 17 anni di ricordi.

Shawnda Rush come appare ora su FacebookShawnda Rush come appare ora su Facebook

La bimba nel frattempo non sa chiaramente dell’amnesia che ha colpito la madre, anche se avverte un certo disagio nella sua prima crescita e spesso, scimmiottando la mamma (come fanno tutti i bimbi con i grandi), pronuncia la frase “non mi ricordo”. Con il marito invece finisce, dopo tre anni. Il matrimonio comprensibilmente risente della mancanza improvvisa di quel vissuto in comune che unisce una coppia, del venir meno di tutti gli appigli che offrono i ricordi, della probabile perdita di identità che un’amnesia così totale comporta.

Intanto la scienza non si spiega, il tragico accaduto. Nel 2004 a Shwanda era stata diagnosticata la sclerosi multipla e la donna accusava spesso intorpidimento e disturbi della vista, sintomi notoriamente legati alla patologia. Un anno dopo, forse anche in conseguenza di un vero e proprio bombardamento di farmaci che le vengono prescritti, arrivano, sempre più frequenti, momenti di confusione. Finché un mattino la giovane donna si sveglia come se avesse 13 anni, come se non fosse mai stata madre né moglie, come se 17 anni di vita fossero svaniti improvvisamente, senza lasciare alcuna traccia, spolverati via. Avendo 13 anni effettivi Shawnda chiede aiuto alla madre, Marsha, che racconta alla figlia la sua vita di donna. A quel punto inizia per la tredicenne in un corpo da trentenne il difficile lavoro di ricostruzione della propria identità e di apprendimento di tutto ciò che aveva perso.

Shawnda prima del 2005Shawnda prima del 2005

Utilizza Facebook, le foto postate, i messaggi inviati dagli amici, cercando di catturare elementi in grado di far emergere ricordi, ma anche cercando di re-imparare per la seconda volta come si interagisce con gli amici e con la gente in modo adulto, perché la donna ha trent’anni, ma gli ultimi diciassette mancano all’appello. E poi vede le soap opera e i talk show, che a sentire gli altri erano la sua passione, quello dell’attore George Lopez in particolare, per imparare a parlare come un’adulta e per apprendere anche il vocabolario dell’amore. E poi inizia a fare i compiti di matematica della figlia per acquisire alcuni nozioni di base, impara come usare una carta di credito e persino come utilizzare un cellulare, perché nel pezzo di vita che la memoria le aveva risparmiato il telefonino non c’era ancora. Dopo 8 anni Shawnda non ha ancora smesso di ricostruire ciò che era e ciò che ora probabilmente non sarà mai più completamente. E soprattutto rimane l’inquietante dubbio della medicina sullo strano episodio. Secondo Avindra Nath, il neurologo che ha in cura la donna al Johns Hopkins Hospital di Baltimora, l’amnesia è una conseguenza abbastanza rara della sclerosi multipla e un buco di 17 anni è difficile da spiegare solo con la patologia. Rimane il mistero, in attesa e nella speranza che qualche scheggia di memoria emerga dalla mente di Shawnda Rush, aiutando anche la scienza a capire qualcosa di più. Per il momento pare un caso rarissimo, anche perché a giudicare dalle informazioni si tratterebbe di un’amnesia retrograda (o primaria, pura), nella quale dunque non si osservano altri disturbi cognitivi e si registra una completa lucidità per quanto riguarda gli eventi accaduti in seguito.

3 risposte a “tredicenne a 30 anni”

  1. Si, la storia mi ha molto colpito, stando a casa più del solito, mi dedico alle letture, anche le più strambe (per me) tipo il settimanale Gente sul quale ho letto questa notizia. La cosa che più mi ha colpito è stata la “solidarietà” del marito che è scappato come una lepre, anzi un coniglio!

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