sesso e design alla Triennale di Milano

Kama: quando il sesso è design

Di Azzurra Scattarella

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Dossier: L’amore (di questi tempi).

La mostra alla Triennale di Milano.

«In principio era il verbo… No, in principio era il sesso». Antonio Gramsci, Letteratura e vita nazionale, 1950

C’è chi dice che “non c’è sesso senza amore” e chi riesce ad avere tanti amici o amiche di letto senza farsi problemi di cuore.

In Italia esiste una forte ambivalenza riguardo al sesso: da un lato, quello venduto e commercializzato come stimolo sottile in ogni forma di intrattenimento e/o prodotto; dall’altro, c’è una resistenza a sfondare il tabù e a tenerlo rinchiuso e ingabbiato dietro una coltre di ignoranza e masochismo, coperta ovviamente da una buona dose di voyeurismo.

Una volta ervamo noti per essere il paese del macho latino, gli italiani erano ritenuti gli amatori e tombeur de femmes per eccellenza, eppure non abbiamo mai avuto e non riusciamo tutt’oggi ad avere una coscienza collettiva nei confronti del sesso.

Organizzata senza alcun intento di provocare o scandalizzare, in Triennale a Milano è giunta KAMA, mostra di sesso e design. Dopo aver ospitato mostre sul tema “morte e design” ed anche su “design e tempo”, Silvana Annichiarico, curatrice e direttrice del polo museale, ha voluto indagare quell’influsso che il sesso ha su oggetti di uso quotidiano, interrogando «l’istinto di vita – la libido, la pulsione vitale di cui parlava Freud».

E quanti oggetti e quante cose può ispirare e influenzare il sesso! La mostra racchiude parecchie idee alternative per rendere più interessanti i propri gesti quotidiani: basti pensare alle allusive ceramiche di Pierre Charpin, alle ciotole sul cui fondo ci sono sensuali bocche dischiuse o al singolare tagliere-corpo femminile di Andrea Mancuso. Sedie come quelle di Helmut Palla potrebbero rivelarsi scomode, ma di sicuro i musicisti (e non solo loro) gradiranno le splendide e famosissime chitarre di Barnaba Fornasetti. Jemina Stheli si rende parte integrante di un tavolo da ingresso (che vi sia anche una blanda denuncia contro la “donna-oggetto” in quest’opera?) e d’altra parte gli stessi oggetti si accoppiano tra di loro o con parti del corpo umano nelle opere di Paola Anziche.

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Qualunque cosa viene declinata con occhio malizioso, in un evidente gioco sensuale e solleticante. In Phallocratie al posto del solito angolo votivo riferito alla Madonna o ai Santi è santificato qualcosa di ben desumibile dal titolo dell’opera, mentre invece Nacho Carbonell ricrea l’interno della conchiglia materna, luogo da cui tutti veniamo e a cui bisognerebbe, secondo l’artista, erigere statue e monumenti, un posto il cui interno resta ignoto e che idealmente viene esplorato e celebrato nella sua enorme installazione Unknown Shell.

Ci sono delle chicche create appositamente per la mostra, come i gioielli dai molteplici usi o il fallo in marmo creato da Betony Vernon, ed anche importazioni celeberrime: il divano a forma di labbra (Mae West sofa) di Dalí, The Great Wall of Vagina di Jamie McCartney, un muro formato dai calchi in gesso di 400 genitali femminili, e opere di Andrea Branzi, Ettore Sottsass, Matali Crasset.

Checché se ne dica, due cose a mio avviso restano sicure riguardo al sesso oggi. La prima è che vende, in ogni forma esso venga presentato e mostrato. La seconda è che il sesso è un aspetto fondamentale della vita dell’uomo e negarlo o nasconderlo significa ingannare e controllare. Come dice un grande intenditore della materia, ossia Tinto Brass: «Il sesso è la più splendida forma di piacere che Dio abbia regalato agli uomini. Sporcata però, e a volte considerata obbrobriosa, dalla cultura del potere che governa ogni società.» – in cui sottolineo la presenza di ‘Dio’, ‘società’ e ‘governo’ nella stessa perifrasi -; e sebbene non concordi con Freud, è impossibile negare l’importanza del sesso nella vita e nella salute degli essere umani, e l’uso manipolatorio che se ne fa. Kama vuole sia valorizzare il peso del sesso che esplicitarlo, facendo in modo che lo si guardi in faccia e nella sua interezza, senza paura o vergogne, e anche prendendolo un po’ in giro, perché in fondo bisogna saper ridere di tutto, soprattutto delle cose importanti.

 

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Ho riportato qui l’articolo della corregionale Azzurra Scattarella, per simpatia ed empatia. L’argomento può apparire pruriginoso e prestarsi ad un certo voyerismo, ma spesso dimentichiamo (ahi smemorato!) che proprio il sesso è il senso e l’origine della nostra esistenza. Ci pare sempre, grazie alla nostra educazione (non possiamo, noi italiani, non dirci cristiani, peggio cattolici!) che il sesso debba in qualche modo far parte delle cose da nascondere o quanto meno da non evidenziare. Io credo invece che occorra dare all’argomento la centralità che merita e che ha nella nostra vita. Il sesso determina e influenza le nostre azioni, la nostra educazione, le nostre malattie psichiche e fisiche, come possiamo evitare di parlarne?

6 risposte a “sesso e design alla Triennale di Milano”

  1. L’avevo già vista su un’altro blog…mostra interessante, naturalmente.
    Ma come ho già scritto non riesco proprio ad immaginarlo un tavolo di questa tipologia sistemato nel salotto di una comune abitazione.
    A meno che….non fosse un uomo a sostenere il peso del cristallo.
    😉

    • In effetti, la mia, è una citazione. La tua ipotesi non è azzardata, ma potrebbe trattarsi di materiale plastico, leggero e …alla portata del gentil sesso. Ecco vedi, come siamo condizionati? Gentil sesso per dire femmina…

  2. Condivido sul fatto che siamo tutti molto condizionati dal sesso. Se ne parla, se ne parla…ma sempre in un modo sbagliato. Si evidenzia la parte “peggiore”.
    La chiesa ha giocato un ruolo diseducativo.
    Purtroppo.
    Il sesso a volte è gentile e non conosce “genere”.

  3. Non so se hai letto quello che é girato intorno a una mostra di nudi maschili al Leopold Museum di Vienna… Sono volati i braghettoni neanche fossimo nel ‘600…

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