Obama riconfermato

L’aspettativa e la speranza era più lieve stavolta, tuttavia stamani ho aperto le mie valvole informative con una certa apprensione. Temevo che non ce l’avrebbe fatta Barack Obama. In questi quattro anni, intensissimi e di crisi, ha deluso molti ed accontentato pochi. Invece l’Ohio gli ha riservato il 50,1%, contro il 48,2% di Romney. In soldoni, centomila voti in più; tutto sommato non un granché, ma utile comunque.

Molto mi ha indispettito il suo atteggiamento, quando, per motivi di politica interna, ha accusato l’Europa di essere causa del protrarsi della crisi, senza fare autocritica e, soprattutto, omettendo di censurare le americanissime agenzie di rating. Istituzioni queste che ci hanno costretto a versare un obolo pesantissimo negli ultimi mesi e che oggi hanno salutato la sua riconferma alla presidenza degli Stati Uniti con la minaccia di un calo del rating dell’economia americana.

Esse temono tasse più alte – dal 15 al 39,5% – sui dividendi delle multinazionali a stelle e strisce e sulle transazioni finanziarie, provvedimenti questi che sono esattamente quanto ci aspettiamo dal Presidente Democratico.

Fra l’altro, strano a dirsi, quelle agenzie erano da qualche settimana sparite dal panorama informativo, monotematico e destrutturante che ci affligge sempre di più negli ultimi tempi a base di crisi economica e disoccupazione galoppante.

Dalla caduta del muro di Berlino in avanti, assistiamo ad una guerra mediatica continua oltre che ad una stasi dell’economia del mattone a favore di un’imperante economia della finanza, volatile e ingiusta.

Ora che Obama non deve più avere ansia da prestazione perché non dovrà più concorrere alla prossima elezione, forse potrà farci più contenti con la sua azione politica, forse, evitando l’ennesima guerra – all’Iran – al mondo islamico, si meriterà finalmente il premio Nobel per la Pace che gli fu assegnato sulla fiducia, forse ci guiderà fuori dalla crisi, dandoci l’esempio nel riprendere la produzione di beni durevoli e utili, forse…

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